Iniziazione – Estratto dal cap. 2

La masturbazione maschile: presto è bene, tardi è meglio

Per alcuni giorni Livio e Camilla non si sentirono. L’emozione che lui aveva provato era stata forte, oltre le aspettative, ed ora non sapeva cosa fare né se ci sarebbe stata una qualche forma di continuazione. Avrebbe voluto vedere e toccare ancora e ancora quel piccolo seno perfetto e sodo, oppure fare qualcosa d’altro, qualsiasi cosa. Lei non era neppure andata a trovare la madre, quindi non avevano avuto occasione di rivedersi neppure in quelle circostanze. Più di una volta avrebbe voluto raccontare agli amici quell’avventura, ma tenne fede alla promessa fatta e conservò il segreto anche quando gli altri si vantavano di cose poco credibili. 

[…]

Si era aspettato – o meglio, aveva sperato – di trovare Camilla con un abbigliamento più discinto, invece quella che gli apriva la porta era la sua amica di sempre, con jeans sbiaditi che terminavano in un paio di stivali alla cow-boy ed un maglioncino sformato che obliava la forma dei seni che ormai lui conosceva. Andarono in cucina, dove la ragazza stava trafficando con pentole e tegami.
“Apri il frigo e prendi quello che vuoi”, gli disse. Il ragazzo si servì e si mise a fare merenda.
“Di cosa vuoi parlarmi?”, gli chiese dopo un po’. Livio si riempì la bocca con un grosso boccone di pane e salame, tanto per avere un po’ più di tempo prima di rispondere.
“Vale sempre la nostra regola, vero? Ho ripensato molto a quello che ci siamo detti l’altro giorno. Insomma, tu mi hai spiegato che io sono a posto dal punto di vista fisico, ma io non ne sono sicuro. Ieri sera guardavo un video e c’erano degli uomini che avevano dei cosi enormi eppure tutti loro erano così. Cioè, voglio dire… Mi sembra che quella sia la dimensione normale e che il mio è troppo piccolo”
“Dai, non essere sciocco”, disse lei, rassicurante. “Lo sai anche tu che per fare quel lavoro gli attori debbono essere superdotati”
“Ma quello non era un porno. Cioè sì, era un porno ma era un film amatoriale, fatto da persone vere e normali, solo che mi sembrava che ce lo avessero tutti più lungo del mio”
“Gli uomini si fanno un sacco di problemi per niente”. Intanto si era andata a sedere di fronte a lui. “Le dimensioni non contano più di tanto, anzi, un pene troppo grosso può essere doloroso per la donna e, se è davvero troppo lungo, finisce che l’uomo non riesce neppure ad inserirlo fino in fondo e quindi perde un po’ di sensibilità”. Lei era molto seria e distaccata nel parlargli.
“Ok, ma io non dico che lo vorrei enorme, ho solo paura che il mio possa essere troppo piccolo… Non è che posso fartelo vedere, così poi mi dici?”.
Camilla rimase un po’ sconcertata da quella proposta. “Guarda, non credo che sia il caso. E poi l’ho già visto l’altro giorno, ricordi? Già così si capiva che vai bene”
“Ma no, cos’hai capito? Io intendevo se tu volevi vedere con me il video per dirmi se quelli erano davvero persone comuni e se i loro cazzi sono normali o no”. Camilla avrebbe voluto sprofondare per la vergogna.
Andarono in camera di lei, dove c’era un vecchio computer con la connessione a internet. Livio ritrovò facilmente sul web il video della sera prima in cui un paio di ragazze venivano possedute in varia maniera da quattro energumeni dai membri davvero possenti. Nelle intenzioni di chi aveva girato il filmato, il tutto doveva avere la parvenza di naturalezza e di un prodotto casalingo, ma alcuni dettagli, come il fatto che gli uomini fossero dei palestrati, tutti e quattro con capelli lunghi raccolti in una coda e non indossassero slip sotto i pantaloni, facevano pensare che appartenessero all’ambiente dei film porno. Questo Livio lo sapeva, ma sperava che Camilla non fosse così esperta e, comunque sia, era solo il pretesto ed era andata bene che la donna avesse accettato di guardarlo insieme.

[…]

“Dio, che figura di merda che ho fatto”, esordì improvvisamente Livio, mentre stavano guardando un documentario su di un canale tematico.
“Non ci pensare, sono cose che succedono e non vale la pena dargli importanza. Non ti era mai capitato prima? Che so, magari ti sei svegliato qualche volta ed eri così. Sai, è una cosa normale. E’ un meccanismo biologico. Si fanno sogni erotici e si ha un’eiaculazione. Una specie di valvola di sfogo. E’ la natura che viene in aiuto”
“Ad essere sincero, credo che la natura non abbia bisogno di aiutarmi, con tutte le pippe che mi faccio”. Rise ed anche lei, alla fine, si associò. “Comunque non mi era mai capitato da sveglio, anche perché nessuna donna aveva mai messo la mano così vicina al mio coso mentre ero eccitato. Pensi che anche la prossima volta che una ragazza gli si avvicinerà, succederà lo stesso? Sarebbe un bel pasticcio, non credi?”. Camilla abbassò il volume del televisore.
“Ci sono molti fattori che possono incidere. L’emozione a volte gioca brutti scherzi, ma poi ci si fa l’abitudine. Comunque sia, tu puoi anche cercare di avere più controllo su questa cosa. Ora ti faccio una domanda: quando ti masturbi, vieni subito o resisti il più possibile? Intendo dire se ti lasci andare e ti sfoghi, oppure attui qualche metodo per cercare di controllarti, di ritardare… O magari invece, quando sei da solo e tranquillo già di tuo resisti molto a lungo”. Lui disse che di solito erano cose molto brevi, pochi minuti e poi si lasciava totalmente andare, anche perché aveva sempre paura che sua madre entrasse da un momento all’altro. Quando era sicuro che in casa non ci fosse nessuno o era in posti che lui riteneva sicuro, allora riusciva a farlo per più tempo. Non sapeva bene per quanto, ma sicuramente più che a casa.
“Ok, se non ti dà fastidio parlarne, posso darti qualche consiglio su come controllarti meglio. In fin dei conti non è solo una questione fisica. Molto dipende dalla testa, quindi puoi interrompere i pensieri più eccitanti per pensare a qualcosa che abbassi la pressione, poi ci sono anche dei modi più fisici”. Gli parlò della frequenza del movimento, della posizione della mano e di altre cose. Lui ascoltava con la massima attenzione, ma, senza che neppure lui se ne fosse accorto, gli era venuta una potente erezione che traspariva ampiamente dai pantaloni della tuta. Anche Camilla se ne avvide.
“Certo che hai tutta l’impetuosità che la tua età comporta e non si può nascondere”. Con lo sguardo ammiccò all’asta del pene che tendeva la stoffa come il palo centrale di una tenda da campeggio. Livio si fece rosso in viso e cercò di coprirsi con un cuscino del divano.
“No, dai, non ti preoccupare. E poi non vorrei che mi macchiassi anche il cuscino. Dalla seta certe macchie vanno via più a fatica”. La battuta non fu presa da lui come lei aveva sperato. Si rese conto subito della gaffe, perché gli faceva credere che lui non sapesse controllarsi e che quindi avrebbe ripetuto l’esperienza di poco prima. “Scusa. Una battuta infelice davvero”. Il ragazzo si sentiva mortificato; al tempo stesso l’erezione non accennava a passare. “Guarda il lato positivo”, aggiunse lei, cercando di rimediare. “Almeno così abbiamo avuto la riprova che sei delle giuste misure, anzi, direi anche abbondanti. E poi hai anche avuto una ripresa abbastanza veloce dal precedente orgasmo, che non fa mai male”. Livio si sentì rincuorato.
“Sai, io mi masturbo spesso, anche più volte al giorno”, disse con una punta di orgoglio.
“Perché lo fai così di frequente?”
“Non saprei. Mi eccito, mi piace, vengo, ma poi dopo un po’ ho ancora voglia”
“Sei sicuro che farlo in questo modo ti appaga del tutto”
“Vengo, quindi credo di sì”
“Intendevo in un senso più profondo, non fisico. Cioè, mi chiedevo se per caso non ti masturbassi di continuo perché la tua mente non trova sufficiente appagamento ed ha bisogno di qualcosa di più”
“Intendi una donna?”
“No, intendo un modo più consapevole di vivere la tua sessualità, ma forse sbaglio, perché tu sei ancora giovane e quindi segui l’istinto e probabilmente va bene così”. Non era ben sicura di quello che stesse dicendo, forse era pretendere troppo da un ragazzo un livello di maturità sessuale così alto. “Lasciamo perdere. Continua a fare come fai, che vai bene”
“Non dire così. Spiegami. Io ho voglia di capire e di imparare e tu sei la persona migliore per fare questo. Tu hai più esperienza dei miei amici e sei una donna. Tu mi fai vedere le cose da un’altro punto di vista e questo mi piace. Ho imparato tantissimo da te in poche ore, più di quanto non abbia appreso dal web. Tutte queste cose sulle dimensioni e sui tempi, mica te le dicono in rete. Lì si danno da fare come degli stantuffi e fanno gemiti e gridolini e basta. Ti prego, aiutami. Fai in modo che io possa essere un uomo…”. Quasi una supplica.
“Vado a vedere se la lavatrice a finito”, disse lei, lasciando il divano.

[…]

“Però! Davvero notevole, sai. Non sto scherzando. Sei davvero ben messo. Ti ho portato una cosa. E’ un gel lubrificante. Te ne metti un po’ sul palmo della mano e poi cominci a spalmarlo per tutta la lunghezza, dopo di ché ti masturbi. Vedrai che differenza. Migliora lo scorrimento e la sensibilità”. Lui fece come gli aveva detto e cominciò un movimento frenetico del membro.
“No, non così, altrimenti vieni subito! Comincia con piccoli movimenti. Completi. Tutto giù e tutto su. Avvolgente. Morbido. Poi potrai aumentare il ritmo. Devi anche dosare l’intensità con cui ti stringi”. Lei mimò anche i gesti che il ragazzo doveva compiere e lui si adattò immediatamente.

“Wow, è davvero diverso così. Sento… sento tutto come se fosse più intenso e bello e mi sembra che potrei farlo a lungo”. Non si capiva se lui fosse più preso dal piacere fisico o dall’emozione di farlo di fronte ad una donna che gli dava consigli su come agire. “Però… però temo che non resisterò ancora a lungo”, disse all’improvviso.
“Ok, non perdere la calma. Riduci il ritmo. Ora, con l’altra mano, vai in basso, sotto i testicoli. Fai un po’ di pressione lì. Respira a fondo e cerca di rilassarti un po’. Ecco, così va bene”. Il ragazzo era ancora molto eccitato, ma stava gestendo bene la situazione. “Facciamo un’altro esperimento. Metti questo gel sul prepuzio”.
“Su cosa?”, chiese lui.
“Sul glande… Sulla cappella… Insomma, sulla punta del cazzo!”. Non che lui non avesse compreso, ma voleva sentire lei pronunciare quella parola.
“Ora muovi il pollice sopra, sfrega lentamente e tutto intorno. Con l’altra mano toccati i testicoli. Sempre con delicatezza. Massaggiati”
“Accidenti, è bellissimo. Non avrei mai immaginato”. La sua voce era un po’ rotta dal piacere che provava.
“Stai andando alla grande. Hai una buona resistenza”
“Sì, ma ormai non so quanto posso durare. Ho tanta voglia… e ormai mi fa male anche il braccio. Non l’ho mai fatto così a lungo. Non so se ce la farò a finire. Credo mi stia venendo un crampo”
“Allora lasciati andare, oppure cambia mano”
“Con l’altra non ci riesco bene e così è troppo bello per rinunciare, ma è tutto così strano, è come se volessi esplodere ma non ci riuscissi”. Si percepiva che la situazione non poteva essere protratta più a lungo di così e che il piacere sarebbe stato sminuito dalla fatica, se non avesse dato sfogo all’orgasmo. Lei si era seduta di fianco a lui e guardava la mano che si muoveva sempre più rapidamente sul membro gonfio e rosso.

[…]

La prossima volta ti farò provare qualcosa di ancora più stimolante. Ti dico solo una parola: fellatio”.

(… continua…)

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