Approccio col corpo femminile: il seno
Che lei fosse una buona amica di sua madre, lui lo valutava in due opposti modi. Da un lato c’era il timore che le due donne potessero parlarne e prendersi gioco di lui, attribuendo i suoi comportamenti a quella immaturità che accompagna un po’ tutti gli adolescenti che si approcciano alla sfera dei sensi e che li porta a compiere gesti un po’ goffi e ridicoli agli occhi di chi è adulto. Dall’altro invece c’erano tutti i vantaggi derivanti sia dall’assidua frequentazione della casa da parte di lei, sia dalla confidenza che comunque si era instaurata tra di loro. In realtà lei era molto più giovane di sua madre e quindi si collocava a metà strada tra lei e lui. Era una donna e, al tempo stesso, una ragazza. Si comportava da donna nelle conversazioni tra adulti e sapeva giocare e scherzare con lui, le veniva facile comprendere il pensiero di un adolescente perché non era qualcosa di troppo distante e diverso da lei. Decisamente lui poteva definirla una sua amica. Un’amica da cui si aspettava però qualcosa di particolare, perché negli ultimi tempi lei era diventata il centro dei suoi pensieri e dei nuovi desideri sessuali che andava scoprendo giorno dopo giorno.
La sessualità per Livio era ancora qualcosa di astratto. Era abbastanza al corrente dei fatti della vita, in linea teorica almeno. Quello che sapeva gli era derivato dalle nozioni ricevute a scuola, dai discorsi del padre, dalla televisione e da internet, nonché dalle conversazioni con gli amici, che si dichiaravano assai più esperti di lui. Aveva una cultura esclusivamente teorica, perché lui non aveva ancora avuto alcun tipo di esperienza erotica con l’altro sesso… nemmeno un bacio di quelli veri. Rispetto ad alcuni compagni di classe si sentiva assai più indietro. Non fisicamente, anzi, si rendeva conto di essersi sviluppato già da tempo. Il suo disagio era puramente psicologico perché non riusciva a trovare le giuste modalità per approcciare le sue coetanee ed ottenere qualcosa da loro. Così erano le fantasie erotiche e la masturbazione le uniche valvole di sfogo. Improvvisamente, un giorno, si era accorto che Camilla, la giovane amica di sua madre, era anche una donna, per di più piacente e forse non del tutto inarrivabile.
Era successo che, un pomeriggio, rientrato a casa con un paio di amici, aveva trovato la madre e l’amica in salotto a conversare davanti ad una tazza di te. Appena giunto nella propria stanza era stato assalito dalle domande degli altri due che gli chiedevano chi fosse quella bella donna. Volevano sapere se lui se l’era già fatta e altre volgarità del genere, tipiche del comportamento del giovane maschio adolescente che si trova nel branco. Lui si era schermito dicendo che era una vecchia amica di famiglia, ma gli altri gli avevano fatto notare che non era per niente vecchia e che, anzi, era davvero una che non avrebbero esitato a farsi, se solo fosse stata un’amica delle loro madri. Da quel giorno aveva cominciato a vedere Camilla con occhi diversi. Presto ne aveva fatto un’oggetto del desiderio e vi aveva dedicato lunghi momenti di piacere solitario.
Così però non poteva andare avanti. Era necessario trovare un modo per far capire a lei che lui provava un interessa particolare. Non c’erano molte possibilità che la donna assecondasse i suoi desideri, ma, d’altro canto, nemmeno con le sue coetanee aveva delle occasioni, visto che lui era il primo a non far nulla per crearle. Si aspettava che Camilla, in quanto intima della famiglia, fosse più comprensiva con lui nel caso decidesse di rifiutarlo e non lo svergognasse davanti agli altri. Alla peggio avrebbe rischiato una figuraccia agli occhi della madre, con conseguente predicozzo, ma lui sperava che Camilla, dopo averlo rifiutato, ci avrebbe messo una pietra sopra. A questo punto non resta altro che trovare il momento migliore e farsi avanti con astuta intelligenza, si disse un giorno. Fu così che Livio fece in modo di essere sempre in casa, tutte le volte che sapeva che Camilla sarebbe passata a trovare la madre.
La osservava con attenzione, sia per individuare eventuali punti deboli, sia per far sì che l’insistenza del suo sguardo sul corpo della donna suscitasse in lei qualche riflessione e magari le facesse capire che c’era qualcosa di più, di nuovo e di diverso nell’aria. Anche il caso però fu dalla sua parte, infatti, un sabato pomeriggio ricevette una telefonata da parte di sua madre che gli comunicava che aveva un appuntamento con Camilla per il consueto tè, ma era in ritardo perché bloccata nel traffico, quindi, molto probabilmente Camilla sarebbe arrivata prima di lei. Lo pregava di non uscire di casa per non lasciare l’amica ad attendere fuori dalla porta, dopo avrebbe potuto andarsene tranquillamente, senza neppure bisogno di aspettare il suo rientro.
Livio comprese subito che questa era una delle poche occasioni in cui avrebbe avuto alcuni minuti da passare da solo in compagnia di Camilla e quindi non poteva perdere l’occasione. Andò a farsi la doccia e poi rimase con solo un asciugamano in vita ad attendere che la donna bussasse alla porta.
“Ciao, scusa l’abbigliamento, ma ero sotto la doccia. La mamma arriva tra poco, ma tu accomodati”. La fece entrare e la seguì in salotto, dove scambiò quattro chiacchiere formali, tanto per avere un pretesto per starle intorno. Non gli venne in mente nulla di più originale che fare in modo che l’asciugamano scivolasse via, così tirò un po’ indentro la pancia sentendo la stoffa cedere lentamente. Fu questione di pochi istanti tra il momento in cui si trovò nudo davanti a lei e quando si ricoprì, ma sufficiente perché gli occhi di lei si posassero sul suo membro.
“Omioddio, che vergogna. Scusami tanto, scusami davvero. Mi sento in imbarazzo… Ora che hai visto il mio pisellino non avrò più il coraggio di guardarti in faccia”. Intanto si aggiustava la salvietta sui fianchi, sempre restando comunque nella stanza con lei. Camilla, un po’ rossa in viso, volle comunque rassicurare il ragazzo. “Non è successo nulla. Non c’è niente di cui vergognarsi. E poi siamo amici… un po’ come fratello e sorella”.
“Ma io non farei vedere il mio cosino neppure ad una sorella”, proseguì lui, esagerando il senso di imbarazzo affinché la donna continuasse a portare avanti l’argomento.
“Già, ma ti faccio una confidenza: non sei il primo uomo che vedo nudo”, e gli strizzò l’occhio con fare complice.
“Eh, facile per te, ma tu sei la prima donna che vede il mio pistolino”. Rise nel pronunciare quella parola tanto puerile.
“Dai non fare il bambino… che poi tanto ino ino non lo è”
“Ma che dici?!”
“Non credo sia il caso di entrare nei dettagli, ma ti dico per esperienza personale che non è niente male come dimensioni”
“Non saprei”, fece eco Livio. “Io credo che sia un po’ piccolino per la mia età, i miei compagni di classe si vantano di avere dei cosi molto grandi…”. Sentì il classico rumore delle chiavi nella serratura. Era la madre che stava rientrando. Il tempo concesso era terminato.
“Vado a vestirmi, tanto ora non hai più bisogno di qualcuno che ti faccia compagnia”
“Certo, vai pure… Però, se ti può far piacere, possiamo riprendere in un altro momento il discorso. Non vorrei che ti facessi dei complessi senza motivo”
“Non so se è il caso. Un po’ mi vergogno. Forse… Non so. Vedremo”
“Ok, pensaci su e poi fammi sapere”. Aveva abboccatto completamente. Livio era stato scaltro. Ora si chiedeva se per caso anche lei non avesse un po’ giocato sulla situazione ambigua. Poco importava. Ciò che contava era che lui fosse legittimato a cercarla ed a riprendere l’argomento interrotto.
Passarono alcuni giorni prima di una telefonata lungamente meditata e preparata. Era quasi sera quando Livio chiamò Camilla. “Ciao, ti disturbo? Forse non avrei dovuto chiamarti… E’ che volevo parlare con te. Sai i discorsi dell’altro giorno? Ecco… Vedi, sono un po’ confuso e pensavo che forse potevamo parlarne un po’ da amici, se ti va”. Le parole erano state accuratamente soppesate per ottenere il tipo di reazione che infatti Camilla ebbe, poiché si disse certamente disponibile a riparlarne alla prima occasione. Sarebbe stata impegnata per i prossimi giorni, ma, appena libera, lo avrebbe richiamato e si sarebbero rivisti. In realtà era implicito che si dovesse fare in modo di essere da soli per poter parlare senza ingerenze e senza imbarazzi.
Camilla riflettè anche su cosa avrebbe dovuto dire al ragazzo. Non poteva sapere cosa lui le avrebbe chiesto, ma era palese che il ragazzo provasse qualche forma di disagio verso la propria sessualità ancora non espressa completamente. Da quello che aveva potuto vedere, Livio aveva già pienamente sviluppato ed il suo apparato sembrava sviluppato anche bene, quindi sul piano fisico non avrebbero dovuto esserci problemi. Forse andava solo un po’ sostenuto, affinché trovasse il proprio cammino.
Qualche tempo prima, Carla, la madre di Livio, aveva avuto una lunga conversazione con Camilla proprio circa il ragazzo. La madre era preoccupata – come lo sono sempre le madri – perché il figlio non aveva ancora la ragazzetta, perché stava troppo davanti alla televisione, perché usciva solo con amici maschi e non palesava in casa alcun interesse per l’altro sesso. Aveva fatto anche delle incursioni nella cameretta, quando lui non c’era, alla ricerca di riviste porno o altro, ma senza successo. Camilla ovviamente aveva suggerito che forse l’era di internet offriva altro che la carta stampata. La madre aveva comunque confermato le attività onanistiche del giovane, poiché aveva rinvenuto biancheria intima con evidenti tracce ed una volta aveva sentito dei rumori sospetti provenire dal bagno, dove lui era chiuso da un po’ di tempo.
“Pensa”, disse Carla. “Stavo quasi per entrare, preoccupata che lui stesse male, poi però ho realizzato che cosa stava facendo. Sarebbe stato terribilmente imbarazzante per entrambi. Che vergogna”. La donna sembrava scandalizzata. Camilla non si sbilanciò, ma provò a spiegare che era tutto piuttosto normale. Per lei Livio era sempre stato un caro ragazzo, il figlio di Carla e basta, ma le parole della madre e poi la visione, anche se per pochi istanti, del corpo nudo del giovane, l’avevano fatta riflettere sul fatto che ormai lui stava per diventare un uomo. Era ben lieta che lui volesse parlare con lei di temi delicati. Forse avrebbe potuto aiutarlo a crescere nel modo giusto, senza complessi e magari addirittura senza tutto il maschilismo che invece ammantava il padre, che, per inciso, Carla non apprezzava per nulla.
Livio fu puntuale. Arrivò a casa di Camilla, che lo fece accomodare in soggiorno e gli offrì una cocacola, mentre lei si accese una sigaretta. “Ne vuoi una anche tu?”, gli chiese, porgendogli il pacchetto. “Prometto che non lo dirò a tua madre. Di me ti puoi fidare. Siamo amici, tu ed io”. Il ragazzo rifiutò, dicendo che non fumava, ma apprezzava il fatto che lei avesse precisato che la madre sarebbe rimasta all’oscuro della conversazione. Camilla si accomodò sul divano, mentre Livio rimase sulla sedia, vicino alla sua bevanda. Bisognava rompere il ghiaccio, per cui lei decise di prenderla alla larga e di chiedergli della scuola. Poi passò agli amici e poi introdusse il discorso circa le ragazze. A Livio piacevano, ovviamente, ma si sentiva a disagio nel farsi avanti. Le trovava spesso troppo civettuole e superficiali e poi lui stesso non si sentiva troppo sicuro circa la propria immagine. Gli altri ragazzi erano più smaliziati ed esperti, mentre lui era alquanto impacciato.
“Guarda che molto spesso quelli che si vantano di aver fatto grandi cose, in realtà bluffano. Non credere a tutto quello che senti. Loro forse si atteggiano più di quanto non dovrebbero, ma questo non ti deve fare sentire inferiore. E poi sei un bel ragazzo. Magari non te ne accorgi, ma di sicuro c’è qualche tua compagna di scuola che ti viene dietro”. Livio arrossì leggermente.
“Forse dovrei fare un po’ di palestra. Non seguo le mode, mi vesto sempre con le stesse cose, non sono un figo. Non credo che nessuna mi venga dietro. Forse qualche cozza”. Rise tanto per sdrammatizzare. “E poi non saprei neppure bene cosa farci…”, lasciò la frase un po’ in sospeso, tanto per vedere cosa avrebbe detto lei.
“Senti, Livio”, riprese Camilla, dopo qualche attimo di silenzio. “Vorrei che questa nostra conversazione ti potesse aiutare e per questo vorrei che noi ci aprissimo con la massima libertà, senza alcun timore o vergogna. Puoi parlare serenamente di tutto quello che vuoi, dicendo le cose come ti vengono…”. Livio la interruppe.
“Il fatto è che io ti considero mia amica, ma tu sei amica di mia madre, prima che di me. Se devo essere sincero, non mi fa piacere pensare che magari alcune cose poi arrivano a lei…”
“Non lo devi pensare. Ti prometto che non le dico nulla”
“Allora facciamo un patto tu ed io: tutto quello che accadrà questo pomeriggio, rimarrà per sempre un segreto tra te e me”
“Te lo giuro. E tu mi giuri che con me sarai sincero e aperto e vedrai in me una persona che è qui per aiutarti”.
Forti di queste promesse, cominciarono a parlare con più scioltezza. Lei gli spiegò alcune cose circa la differenza di comportamento tra maschi e femmine durante lo sviluppo e anche di come non per tutti avvenisse nello stesso modo e nello stesso momento; questo determinava notevoli differenze, sia fisiche che psicologiche. Parlò a lungo, mentre lui la ascoltava attento.
“Io non so se mi sono sviluppato o no…”, esordì ad un certo punto Livio.
“Credo proprio di sì”, ribattè lei. Non voleva dirgli che era al corrente del fatto che si masturbava, perché allora avrebbe dovuto ammettere che aveva parlato con sua madre.
“Ma come fai a dirlo?”
“Ci sono svariati segnali. Forse ti sarai accorto, tempo fa, di aver cambiato un po’ il timbro vocale, poi ci sono i peli, ma anche il modo con cui ti interessi alle ragazze. C’è anche la questione della masturbazione. Quello è un segnale abbastanza evidente. E poi… be’, poi c’è il fatto che l’altro giorno ti ho visto quando ti è scivolato l’asciugamano e direi che è tutto ok”. Fu lei questa volta ad arrossire per un istante, mentre lui ebbe una lieve scossa di adrenalina.
“Non ne sono sicuro. I miei amici dicono di avere dei cazz… scusa, dei piselli, molto grossi ed io credo che il mio non lo sia affatto”. C’era un po’ di malizia nelle sue parole.
“Guarda che puoi pure dire la parola cazzo in mia presenza, se pensi che sia appropriata. Non mi scandalizzo mica”, disse Camilla. “Comunque il tuo cazzo – enfatizzò il termine – è pienamente nella norma, per quello che ho visto”, aggiunse tanto per rassicurarlo.
“Be’, quando è duro è più grosso di così”. C’era una punta di orgoglio nel tono di Livio, mentre Camilla immaginò che allora il ragazzo era davvero ben dotato. Il pensiero le fece piacere ma la turbò anche. Non era carino che pensasse a lui in quei termini.
Lei volle cambiare argomento. “Dimmi una cosa: che tipo di esperienza hai con l’altro sesso?”. Livio fece un’espressione un po’ sconsolata.
“Nessuna. Niente di niente”.
“Niente? Neppure qualche contatto, oppure qualcosa di… visuale, magari un bacio?”. Le sembrava davvero strano che un ragazzo della sua età non avesse fatto proprio nulla.
“Dico davvero. Niente. Tutto quello che so è teoria. Al massimo ho visto delle donne in topless al mare. Tutto il resto è televisione o internet”. Camilla rimase per alcuni istanti chiusa nei propri pensieri. “Cosa vorresti fare? Intendo dire se hai delle tue idee, dei desiderio particolari, insomma, come ti figuri la cosa…”. Lui le spiegò che in realtà voleva fare sesso come aveva sempre visto nei film porno, ma per il resto non sapeva bene come funzionassero le cose. Si rendeva conto che in quel genere di film le cose non dovessero essere proprio come nella realtà, per cui aveva solo un’idea vaga. Gli sarebbe comunque piaciuto anche andare per gradi, scoprire le cose un po’ alla volta. Un suo desiderio era quello di poter vedere con comodo un seno, mentre al mare si era sempre sentito a disagio a fissare le donne in topless.
“Anche tu ti metti in topless al mare?”, le chiese improvvisamente. La domanda la colse un po’ alla sprovvista.
“Sì, certo. Per me è naturale… e poi non è che ci sia molto da esporre, ho un seno piuttosto piccolo”
“Accidenti, penso che se fossimo al mare, allora forse potrei guardare il tuo senza sentirmi a disagio come se stessi facendo qualcosa di sbagliato”
“Vedi, Livio, non c’è nulla di sbagliato nel guardare i seni al sole. In fin dei conti, se le donne fanno così, è implicito che gli altri le guardino. C’è però il fatto che fissare troppo a lungo, può mettere un po’ a disagio. Penso che anch’io forse mi sentirei imbarazzata se mi fissassi a lungo, anche perché comunque noi ci conosciamo anche al di fuori di un contesto vacanziero”
“Sì, forse hai ragione tu. Magari poi ci sono anche altre persone intorno e non va bene. E poi comunque non può succedere, perché è impossibile che andiamo al mare insieme”
“Va be’, adesso non facciamone un problema e poi non è di me che stiamo parlando. Casomai, ti posso promettere che se un giorno saremo insieme al mare, mi metterò in topless e non mi farò problemi se ogni tanto butterai l’occhio, ok?”. Livio non sembrava molto convinto, ma Camilla non voleva andare avanti su questo crinale.
“Tanto sai bene che io non avrei il coraggio di guardarti, per questo lo dici. Mi conosci e sai che se ci sono altre persona divento timido ed io so che se fossimo tu ed io soli, tu non lo faresti mai”. Decisamente lui voleva restare sull’argomento.
“Non la devi mettere così”, disse lei. “Mettermi in topless non è una cosa che faccio per te o per qualcuno, è solo un modo per prendere il sole, per mettersi in libertà, è un po’ come quando stai in casa e magari non sei del tutto vestito perché ti senti meglio con te stesso. Non ti è mai capitato di restare nudo in giro per casa?”
“Impossibile. Con mia madre sempre in giro. Sai che è un po’ bigotta. Tu vivi da sola e puoi fare quello che vuoi. Io non ho privacy. Non posso neppure chiudere a chiava la porta della stanza. Vorrei vedere te andare nuda per casa con altre persone che vanno su e giù o che entrano nella tua stanza senza bussare… E comunque so che a te non farebbe piacere se ti vedessi in topless”. Ora forse stava forzando la mano, rischiando di apparire anche più immaturo di quanto non fosse.
“Ti sbagli. Non è affatto un problema se una persona mi vede in topless o meno. Nel contesto giusto, come ti ho detto, lo faccio senza problemi. Tu sei giovane e inesperto, per questo attribuisci alle cose una valenza che non hanno. Una volta che sarai più grande, ti renderai conto che non è così importante. Anzi, proverai quasi una sorta di indifferenza”
“Dici davvero che non ti darebbe fastidio se ti vedessi?”
“Certo che no”
“Allora lo fai?”
“Faccio cosa?”
“Ti metti in topless”. Camilla s’immobilizzò per un istante.
“Sciocco. Non siamo mica al mare. Però ti ho già detto che non mi farò problemi. Anzi, diciamo che faremo in modo di andare al mare insieme, una domenica. Sei contento?”
“Fico. Però, scusa, perché non farlo adesso? In fin dei conti è la stessa cosa. Anzi, qui non ci sono altre persone e quindi possiamo sentirci più a nostro agio”. Se l’era giocata tutta. Poco probabile che lei accetti, si disse, però almeno mettiamo le carte in tavola.
“Alt, fermi un attimo”, sbotto Camilla. “Ho capito dove vuoi andare a parare. Stai cercando di fare leva su questa cosa perché vuoi convincermi a farti vedere il mio seno. Ok, credo che a questo punto la cosa vada chiarita. Ho detto che dobbiamo essere sinceri e allora è giusto esserlo. Capisco bene la tua situazione. Non hai esperienza diretta in niente e le mie parole ti hanno fatto pensare che forse io avrei potuto darti quello che non sei riuscito ad avere da altre persone”. Camilla stava scoprendo il gioco del ragazzo. “Non credo che sia moralmente corretto che io ti assecondi in questa cosa. Io sono qui perché ho pensato di poterti aiutare offrendoti la mia esperienza, che sicuramente è meglio di quello che ti raccontano i tuoi amici sbruffoni, e la possibilità di parlare con me come non puoi fare con la tua famiglia. Tu però ora vorresti che io facessi qualcosa che va oltre. Sbaglio?”.
Livio si sentiva davvero in imbarazzo. Le sue strategie si erano rivelate puerili ed ora lei lo metteva di fronte a se stesso, pienamente smascherato. “Scusami, non volevo ferirti. E’ che ho pensato che forse davvero potevi essermi di aiuto non solo a parole. Ho creduto che tra noi potesse esserci una complicità più forte e che forse mi avresti potuto far sperimentare alcune cose perché io non mi sentissi troppo indietro nei confronti degli altri ragazzi. Ora però mi rendo conto che ho sbagliato e ti chiedo scusa”. Vi furono altri istanti di silenzio, nei quali lui provò solamente un forte senso di disagio ed il desiderio di fuggire via, mentre lei valutò la situazione, cercando anche di comprendere il punto di vista del giovane e capire come avrebbe potuto aiutarlo nella maniera più giusta e sana. Si accese un’altra sigaretta, che fumò un po’ nervosamente.
“Stammi bene a sentire, perché voglio che le cose siano davvero chiare tra noi. Non debbono esserci fraintendimenti né alcun tipo di complicazione. Il tutto deve essere nella massima trasparenza tra noi due e nell’assoluta riservatezza. Non deve sfuggirti neppure una parola con nessuno. Hai capito bene? Nessuno. Né tua madre o tuo padre né i tuoi amici. Mai. Per nessun motivo”. Livio annuì con la testa, sebbene non gli fosse chiaro cosa intedesse fare Camilla.
“Visto in una certa ottica, quello che sto per fare potrebbe essere considerato immorale ed illegale. Non è questo però che mi preoccupa, quanto quello che tu puoi pensare, come puoi interpretare le cose. Allora ti dico subito che è… Come posso dire? Ecco. Diciamo che è una cosa didattica. Lo faccio solo perché tu hai bisogno di imparare e vorrei che lo facessi nel modo più adatto a te”.
“Di cosa stai parlando? Non capisco”, fu la replica di Livio.
“Ho deciso di farti vedere il mio seno e di fare in modo che tu possa vivere questa esperienza con la massima tranquillità e naturalezza. Non voglio che tu abbia un giorno dei complessi o delle frustrazioni. Non lo faccio per nessun altro motivo, solo perché sento che tu hai bisogno che le cose siano fatte in una certa maniera”. Livio non sapeva cosa dire, per cui preferì tacere, anche per evitare che una frase sbagliata rovinasse la magia del momento e lo privasse del piacere di ciò che stava per accadere.
Camilla si alzò in piedi, si sfilò il maglioncino e rimase di fronte a lui con il solo reggiseno. Rivoltò le braccia sulla schiena e liberò i gancetti. Finalmente fece scivolare a terra il reggiseno, lasciando che Livio vedesse i seni piccoli ma assai ben conformati. Lui era incredulo, a bocca aperta, immobile. “Ora guardali finché vuoi”, gli disse lei. Il giovane si avvicinò, tenendo sempre lo sguardo puntato sulle due piccole collinette che erano lì esclusivamente per lui. Girò intorno, tanto per avere diverse prospettive. Passarono così alcuni minuti. “Posso… posso toccare?”, balbettò lui. Istintivamente la donna portò le braccia al petto, quasi in forma difensiva, poi lentamente le lasciò ridiscendere lungo il corpo. “Va bene”, acconsentì con tono comprensivo. La mano tremante di lui si catapultò su di un seno e lo afferrò con forza.
“Ahi, mi hai fatto male”, gridò lei, istintivamente.
“Scusa, scusa… non volevo. Davvero. Perdonami. Sono un imbranato”. Era stato maldestro, complice l’emozione e l’inesperienza.
“Non è niente, però devi imparare ad avere una mano più delicata. Non è un limone da spremere, per quanto piccolo possa essere. E’ una zona molto sensibile e delicata. Ora ti spiego come fare per non provocare dolore e dare anche piace, perché la cosa importante non è solo il piacere che tu ricavi dalle cose, ma anche quello che dai a chi sta dall’altra parte”. Così Camilla prese la mano del ragazzo e la guidò. Gli fece capire come si doveva maneggiare un seno, quali erano le zone più sensibili e come e quando poteva eccedere con la pressione. Gli fece vedere come inturgidire i capezzoli, come stimolarli, tirarli e strizzarli, sempre tenendo d’occhio le reazioni, il livello di sopportabilità del dolore. Livio si dimostrava sveglio e presto prese confidenza con quella parte del corpo, al punto che lei provò anche piacere in quel contatto, ma si astenne dal dirglielo. Ad un certo punto ritenne che lui aveva appreso abbastanza e lo fermò. Si rimise gli indumenti e tornò a sedersi sul divano, per fumare un’altra sigaretta.
“Grazie, è stata una cosa magnifica. Un’esperienza indimenticabile. Emozionante”
“Devo riconoscere che sei stato bravo ed hai imparato subito”
“Posso farti una confidenza?”
“Certo, sai bene che puoi dirmi tutto quello che vuoi”
“Ecco… Allora devi sapere che è stato così bello che mi sono eccitato”
“E’ più che naturale. Anche se lo scopo era quello di insegnarti come toccare un seno, era prevedibile che la cosa non ti avrebbe lasciato indifferente. Comunque non è un problema”. Lui la fissò. Era esitante ed incerto se proseguire.
“Volevo anche dirti che quando torno a casa mi farò una sega ripensando a questo momento”. Arrossì.
“Ok, la sincerità c’è, ma non è che proprio volessi saperlo. Credo sia una cosa solo tua. Non voglio che tu travisi le cose. Non dimenticare che eravamo d’accordo sul fatto che fosse solo una questione didattica”.
“Sì, hai ragione. Sappi che sei stata un’ottima maestra ed io non so come ringraziarti”
“Non mi devi ringraziare. Ma ora devi andare a casa, perché si è fatto tardi”. Si salutarono e Camilla rimase da sola in casa a ripensare alle sensazioni che aveva provato ed alle eventuali conseguenze di quel gesto che, tutto sommato, riteneva sconsiderato.
(… continua…)
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