Personaggi:
Madre
Figlio
Prete (voce fuori campo)
[Voci fuori campo in scena buia]
M: Mi perdoni Padre, perché ho molto peccato.
P: Dimmi figliola, confessa i tuoi peccati.
M: Ecco… io ho fatto qualcosa che neppure Dio potrà perdonare.
P: Dio è più mericordioso di quanto puoi immaginare. Apri il tuo cuore a Lui e Lui ti saprà ascoltare.
M: Il mio peccato è così mostruoso. Il più turpe.
P: Qualunque esso sia, sei nel posto giusto. Avanti, parla senza paura. Dimmi cosa hai fatto.
M: Ho commesso incesto!
P: … mmm…
M: Ho dovuto, Padre.
P: E ora ne sei pentita, figliola?
M: Non lo so. E’ difficile dirlo. Ci sono delle ragioni profonde. Ma è bene che racconti tutto, dall’inizio.
[Madre entra in casa, appoggia oggetti sulla consolle va a cercare il fglio nella sua cameretta. Si ferma sulla soglia]
M: Tesoro, sono a casa. Ci sei? … Dove sei amore? … Oh mioddio… Ma che… che stai facendo?
[Voce fuori campo del figlio che è dentro la stanza]
F: Ommerd… Mamma! Io… io… veramente…
M: Ok, ora rivestiti… ne riparliamo dopo. Ti aspetto di là quando ti sarai ricomposto.
[Madre seduta sul divano del soggiorno a fumare una sigaretta, quando arriva il figlio adolescente, con lo sguardo basso e intimorito]
M: Vieni, siediti qui vicino a me, che parliamo un po’.
F: Sì, mamma… Scusami per prima… io… io pensavo che non saresti rientrata così presto.
M: Okay, va bene. Non è questo il problema. Sì, insomma… Sai, ti capisco. Alla tua età è normale provare certe sensazioni e… quindi… fare certe cose. E’ normale, dico sul serio.
F: Allora non sei arrabbiata con me?
M: No, non sono arrabbiata per questo, però ci sono alcune cose di cui dobbiamo parlare.
F: Sì, delle api e dei fiori, lo so… Mamma, queste cose me le hanno già spiegate a scuola.
M: Certo, certo. Non è questo il problema… Quando sono entrata nella tua stanza… e ho visto quello che facevi… be’, ho notato che stavi usando la mia biancheria intima.
F: No, ti sbagli, io… io…
M: Non mentire. Non sono né cieca né stupida… e so riconoscere un mio slip. Adesso, molto serenamente, mi dici perché?
F: Non so perché, mamma. Non c’è un motivo. Ho preso la prima cosa che ho trovato sotto mano… per… per pulirmi dopo…
M: E’ una bugia e tu lo sai. Quello slip era nella cesta della biancheria da lavare, perché ce l’ho messo io ieri sera e quindi non poteva essere in giro. E poi tu non ti stavi pulendo… Capisco che per te possa essere imbarazzante, ma è importante che ne parliamo. Sono qui per ascoltarti e sai che ti voglio bene. Con me puoi parlare di tutto, liberamente. Allora, adesso mi vuoi dire perché stavi usando il mio slip?
F: Volevo… volevo sentire l’odore delle tue mutandine.
M: Delle mie mutandine?
F: Sì, insomma, dopo che erano state indossate. I miei amici dicono che hanno un odore speciale.
M: I tuoi amici? E che ne sanno loro di queste cose?
F: Qualcuno di loro lo ha già fatto…
M: Fatto cosa? Annusare le mutande della madre?
F: Ma no. Sesso. Hanno fatto sesso e hanno detto che in certi casi là sotto c’è un odore particolare, molto buono… eccitante.
M: E tu?
F: No, mamma, te lo giuro, non ho mai fatto sesso, anzi, io…
M: Ma no, sciocchino, non volevo dire questo… Che poi, prima o poi lo farai anche tu, sai. Quando sarà il momento giusto. Mi riferivo al fatto se tu volevi sentire quell’odore.
F: Ecco, io… Non lo so. Insomma, sì, ero curioso…
M: E volevi sentire se anch’io avevo quello stesso odore. Io, tua madre!
F: Sì. Cioé no. Non perché tu sei mia madre. Volevo sentire quell’odore di una donna. Una donna qualsiasi.
M: Però hai preso il mio indumento, non quello di una qualsiasi. Di tua madre.
F: Lo so, mamma. Mi spiace. Quale altro avrei mai potuto trovare?
M: Oltre al fatto che non è una bella azione nei miei confronti la tua, non capisco la necessità di una cosa simile. Se hai voglia di toccarti, lo puoi fare tranquillamente. Ci sono migliaia di modi per stimolarti, senza bisogno di arrivare a questi estremi di… di… feticismo!
F: Cosa vuol dire feticismo, mamma?
M: E’ quando si cercano stimoli sessuali attraverso oggetti verso i quali si sviluppa un attaccamento morboso… Ma lasciamo le definizioni al vocabolario. Quello che intendo è che un ragazzo della tua età può avere ben altri stimoli.
F: La mia era solo curiosità, mamma, te lo giuro.
M: Se la tua fosse stata una semplice curiosità, probabilmente saresti andato in bagno, aversti preso quello che cercavi, lo aversti annusato e poi l’avesti rimesso al suo posto. Tu invece lo ha sottratto, te lo sei portato in camera e ti ci sei mastubato dentro.
F: Non è vero… Non ci ho sborr… Non sono venuto sulle tue mutande.
M: Perché io ti ho interrotto. Se non fossi rientrata prima, sei sicuro che ti saresti fermato prima? E comunque non lo stavi annusanda. Era avvolto intorno al tuo pisello. Cosa dovrei pensare?
F: Non devi pensare nulla, mamma. Ho fatto una cosa stupida tutto lì. Ti chiedo scusa. Dimentichiamo tutto, va bene?
M: Certo che ti perdono, però voglio chiarire questa storia. Voglio che tu sia sincero con me. E’ una buona opportunità per parlarci apertamente, per trattare argomenti che di solito non affrontiamo. Se c’è qualcosa che non va, me lo puoi dire. Come va con le ragazze?
F: Quali ragazze?
M: Non lo so. In generale. Sei tu che devi dirmelo. Non hai una ragazza? C’è qualcuna che ti piace?
F: Ma figurati, mamma.
M: Non devi vergognarti. Non essere timido con me.
F: E’ che proprio non c’è nessuno.
M: Nessuna che ti piace? Non è che magari una parte di te pensa che forse preferisci i ragazzi e questo ti crea un po’ di confusione? Se anche fosse così, sappi che a me andrebbe bene ugualmente e che io sarà sempre e comunque tua alleata. L’ultima cosa che voglio è che mio figlio soffra e non possa confidarsi con la propria madre. Sono abbastanza giovane e aperta per affrontare questo tipo di situazioni.
F: Dai, mamma, cosa dici? Non sono finocchio.
M: Non voglio che usi quella parola. Essere omosessuale non è né una colpa né una malattia e non c’è ragione di usare termini dispregiativi.
F: Scusami, non volevo. Era solo per dire che a me piacciono le ragazze.
M: Va bene. Allora vedi che c’è qualcuna che ti piace.
F: Certo che ce ne sono che mi piacciono. Sono io forse che non piaccio a loro.
M: Non dire così. Sei un bel ragazzo.
F: Certo, per te che sei mia madre.
M: Non solo. Le mie amiche mi fanno sempre tanti complimenti, ogni volta che ti vedono.
F: Sì, mamma, ma loro sono come te. Sono quelle della mia età che non mi si filano.
M: E’ solo questione di tempo. Sei ancora molto giovane. Le tue coetanee forse sono interessate ai ragazzi più grandi, mentre quelle più giovani sono ancora troppo giovani per interessarsi ai ragazzi.
F: Tu vivi fuori dal mondo, mamma. Non sai niente delle ragazze d’oggi. Ci sono ragazze più piccole di me che hanno iniziato a fare sesso già alle medie. E anche i miei amici hanno avuto tutti delle storie. Sono io che non vado bene.
M: Non dire così. In te non c’è nulla che non vada bene. Solo che non è ancora arrivato il tuo momento.
F: Facile per te parlare. Tu sei grande, hai avuto le tue esperienze e sei riuscita ad avere una vita normale. Non puoi sapere cosa provo io.
M: Sono qui per questo. Parlami, raccontami i tuoi problemi e cerchiamo insieme una soluzione. Mi fa male sentire che soffri per queste cose. Se però non ti spieghi, non so come aiutarti. Dimenticati per un momento che sono tua mamma e parlami come se fossi uno dei tuoi amici.
F: Ma sei impazzita! Certe cose non le direi mai a loro. Mi prenderebbero in giro per il resto dei miei giorni.
M: Che sarà mai di tanto grave? Alla tua età spesso si ha la tendenza ad ingigantire le problematiche. Non voglio dire che i tuoi problemi non siano seri, ma solo che forse la soluzione è più facile di quanto tu immagini.
F: No, mamma, non è che si può risolvere tutto facendo quattro chiacchiere seduti sul divano.
M: Non dico questo, soprattutto perché non so quale sia il tuo problema. Ma se non ti decidi a parlarmene, non so come aiutarti. Ci sono anche dei medici che possono risolvere più situazioni di quelle che tu puoi immaginare. Se ce ne fosse bisogno, potremmo consultarne uno. E ti garantisco anche la massima discrezione. So che ai ragazzi non piace che si faccia molta pubblicità ai loro problemi sessuali. Ti prometto che questa conversazione rimarrà un nostro segreto. Allora, me ne vuoi parlare?
F: Ecco, io credo che ci sia qualcosa che non va… lì sotto.
M: Intendi il pisello?
F: Sì… il pisello. Hai detto bene. Perché mi da proprio l’idea di essere un piccolo pisello rinsecchito.
M: Scusa, so che è un termine un po’ infantile. Pene va meglio?
F: Okay, mamma, anche se parli come un medico.
M: Vuoi che lo chiami cazzo? Non è la parola più elegante del mondo, ma a voi ragazzi piace tanto. Allora, c’è qualcosa che non va nel tuo… cazzo?
F: Temo proprio di sì.
M: Ti fa male? Magari quando si gonfia e si irrigidisce? Oppure la sua punta non riesce ad uscire bene e ti stringe un po’?
F: E’ un problema di altro tipo, credo.
M: Vuoi dire che hai difficoltà di erezione o di eiaculazione?
F: Qualcosa del genere. Forse è ancora troppo poco sviluppato per certe cose.
M: Non esiste un momento uguale per tutti. Tuttavia, se siamo qui e ne stiamo parlando è proprio perché ti ho sorpreso mentre ti masturbavi, quindi, da quel punto di vista, non credo ci siano grossi problemi. Te la sentiresti di mostrarmelo?
F: … mmm…
M: Dai, non ti vergognare, l’avrò visto mille volte da quando sei nato.
F: Allora ero un bambino.
M: Anche se adesso sei diventato grande, non è cambiato molto. E poi non è certo il primo che vedo. Ricordati che hai anche un padre e se non avessi visto il suo, tu non saresti neppure venuto al mondo… Ah, forse preferisci proprio parlarne con tuo padre. Magari sono più cose da uomini.
F: Certo che no, mamma. Mi vergognerei troppo. Okay, se vuoi, te lo mostro
M: Sì, da bravo, vieni qui… Ecco… Mi sembra del tutto normale.
F: Ma è piccolo.
M: No, tesoro, non è piccolo. E poi non c’è una grandezza giusta. Ora provo a scappucciarlo. Se ti faccio male, me lo devi dire. Così… piano piano, fino a fare uscire fuori completamente il glande. Va tutto bene?
F: Sì mamma. Non credo sia quello il problema.
M: Almeno sappiamo che non ci sono delle aderenze della pelle o che il prepuzio è troppo stretto. Vuoi dirmi qualcosa di più?
F: Credo che non riesca a diventare abbastanza duro.
M: Perché lo dici? Cosa te lo fa pensare? Prima, quando ti ho visto, non lo era?
F: Un po’, ma non sempre e non abbastanza. Ci sono momenti in cui non riesco ad andare fino in fondo perché si ammoscia.
M: Ma qualche volta ci sei riuscito, vero?
F: Sì, qualche volta… Posso ricoprirmi adesso?
M: Certo tesoro. Torna a sederti qui accanto a me e prova a raccontarmi cosa ti succede.
F: Ma tu prometti di non giudicarmi.
M: Stai tranquillo, amore, sono qui per aiutarti.
F: Allora, il fatto è questo, ci sono delle volte che sento lo stimolo, come un desiderio che viene dal fondo e mi attraversa tutto, ma poi sembra che il mio cazzo non ne voglia sapere di reagire. E questo capita spesso quando sono vicino ad una ragazza con la quale sembra che io possa avere delle possibilità, così mi fermo, perché temo che poi, al momento opportuno, potrei fare una brutta figura.
M: Sei solo un po’ spaventato perché sei insicuro e non hai mai avuto esperienze. Vedrai che la prima volta che andrai un po’ oltre, ti accorgerai che non c’è nulla da temere e riuscirai a fare bella figura. Devi solo avere più fiducia in te stesso.
F: La fai facile tu. Il problema è che anche quando sono solo mi capita di non riuscire ad andare fino in fondo.
M: Vuoi dire che senti il desiderio di masturbarti ma lui non risponde?
F: Più che altro lui si ammoscia sul più bello. Capita che mi viene voglia, allora comincio, ma poi succede qualcosa e sento che, pur restando il desiderio, non riesco a spingere la situazione al punto di non ritorno.
M: Capisco. E prima, quando sono arrivata io? Come stava andando?
F: Ecco… Ero arrivato a casa dopo essere stato con i miei amici, dove avevamo anche parlato della storia delle mutandine e del loro odore. In realtà non pensavo di prenderle. Inconsciamente, però, ero eccitato, così mi sono detto che lo potevo fare. Ho cominciato a toccarmi e le cose sembravano andare bene, poi è successo qualcosa. Sentivo che si stava ammosciando. Allora mi è tornato alla mente quello che dicevano i miei amici, così ho pensato che forse sentire quell’odore mi avrebbe aiutato.
M: Ed è stato così?
F: A dire il vero non avevano un particolare odore, anzi, sapevano più che altro dell’odore che hanno tutti i panni che stanno in quella cesta. Così me le sono arrotolate sul cazzo, solo per sentirlo più grosso tra le dita… e poi sei arrivata tu.
M: Mi spiace tesoro. Adesso avrei voluto non essere mai rientrata in anticipo. Tuttavia credo sia stato un bene, perché altrimenti non avremmo mai fatto questa conversazione.
F: Sì, ma il problema resta lo stesso.
M: Dimmi una cosa. Se io non fossi arrivata a interromperti, pensi che alla fine ce l’avresti fatta?
F: Non lo so mamma. E’ difficile dirlo.
M: Senti, non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi, però vorrei andare in fondo alla faccenda. Sarebbe meglio anche per te, perché ti libereresti di tutti questi dubbi. Possiamo andare da un andrologo e lui ci dirà se c’è qualcosa che non va o, eventualmente, a chi rivolgerci per approfondimenti.
F. No mamma, non serve, dai. In fin dei conti non è una cosa così importante. Vedrai che passerà.
M: Ora stai facendo il bambino. Non devi aver paura. E’ solo per uno scrupolo.
F: Sì, ma non serve, fidati. Vedrai che la prossima volta andrà tutto bene. Forse oggi semplicemente non ne avevo tanta voglia, oppure era perché stavo usando i tuoi slip e sapevo che non ti avrebbe fatto piacere.
M: Stai raccontando un sacco di balle a te stesso e a me, solo perché hai fifa.
F: Non ho paura, solo che non ho voglia di andare da uno specialista. Sono sicuro che non serve. Facciamo così: la prossima volta, se ho ancora dei problemi, te lo dico e fissiamo un appuntamento.
M: Questa o un’altra volta, non cambia. E’ meglio invece se ci togliamo subito il peso, non credi?
F: Sì, però voglio avere ancora una possibilità… Dai, ti prometto che la possima volta te lo dico.
M: Piccolo mio, sei così spaventato che sono sicura che mi mentiresti.
F: Ma che dici? Se non ti fidi di me, ti porterò le prove.
M: Ora non essere ridicolo.
F: Facciamo così, allora, io adesso vado in bagno e ci provo. Se non ci riesco, domani tu fissi l’appuntamento con lo specialista.
M: Cosa stai dicendo? Ti sembra una cosa normale? Io sono qui e dovrei sapere che tu sei di là e ti stai masturbando? E poi, sapendo che io sono in casa, magari fai ancora più fatica…
F: Be’, in quel caso avrai vinto tu. Hai detto che volevi aiutarmi, no? Allora lasciami fare questa cosa.
M: Va bene, dai. In fin dei conti non c’è nulla di male. Vai pure, però ricordati che conto sulla tua sincerità.
[Passano alcuni minuti in cui il ragazzo è fuori scena e la madre si fuma una sigaretta dietro l’altra, seduta sul divano]
M: Allora, tesoro, tutto bene?
[Si alza e va vicino alla porta del bagno]
M: Piccolo mio, come va?
F: Mamma, se continui a parlarmi, allora sì che non ce la faccio.
M: Scusami tesoro… Volevo solo dirti che… sì… be’… insomma, se pensi che la cosa ti possa aiutare, nella cesta c’è ancora il mio slip. [tra sè e sè] Devo essere proprio impazzita per aver detto una cosa del genere, ma non voglio che mio figlio si faccia dei complessi e pensi di non essere all’altezza.
F: Sì, mamma, ma tu smettila di parlarlare e non stare dietro la porta, tornate sul divano.
[Altri minuti di attesa sul divano, con la sigaretta e pensieri ad alta voce]
M: Mio figlio non ha problemi sessuali, lo so. Non può essere. Sarebbe troppo triste ed ingiusto. Ci siamo già passati con suo padre ed è stato un inferno. Non voglio che anche lui debba soffrire. Forse semplicemente non si è ancora sviluppato del tutto. E’ anche un po’ timido con le ragazze e questo non giova, ma sono certa che poi tutto si risolverà. Per anni ho atteso in silenzio che diventasse un adolescente, perché volevo verificare che a lui non sarebbe capitata la stessa cosa di suo padre e adesso ho il terrore di scoprire che si tratta di un problema genetico, di qualcosa di ereditario. Ma lui è troppo giovane per queste cose. Non ha ancora scoperto il piacere del sesso. Almeno mio marito è diventato impotente passati i quarant’anni, dopo essersela spassata ed avere messo al mondo almeno un figlio. Il mio bambino ha diritto a tutto questo e a molto di più.
[Rumore di porta che si apre. Il ragazzo entra in scena in lacrime, coi pantaloni sbottonati e in mano lo slip della donna]
F: Mamma, non ce la faccio! Mi dispiace…
M: Stai tranquillo, la tua mamma è qui con te. Domani chiamo il dottore e vedrai che presto sarà tutto a posto. Te lo prometto.
F: Ma io ho tanta paura che mi dica che non sono normale.
M: Non essere sciocco. Sei un bel ragazzo, sei sano e sei forte.
F: Sai, ce la stavo quasi per fare. Era da tanto tempo che non arrivavo fino a quel punto. Ancora un po’ e avrei avuto l’orgasmo.
M: Te la senti di raccontarmi tutto nei dettagli?
F: Ci provo. All’inizio, avevi ragione tu, ho fatto un po’ fatica a concentrarmi perché sapevo che tu eri qui e mi vergognavo un po’. Poi però ho pensato che non era una brutta cosa, perché lo facevi perché mi volevi bene e quindi non dovevo pensarci. Allora ho cominciato a toccarmi e, poco alla volta, ci sono state delle reazioni. Quando poi ho sentito la tua voce, mi sono distratto di nuovo, ma tu mi hai detto che potevo usare questo slip e allora ho provato uno strano brivido. Come se il fatto stesso che tu mi autorizzassi mi avesse dato una scossa elettrica e ho ricominciato con maggiore energia. O portato le mutandine al viso per annusarle e, per una frazione di secondo, ho percepito un odore particolare e molto piacevole. Ho pensato che quello fosse l’odore del sesso femminile, così ho voluto respirarlo più a fondo, ma mi sono arrivati altri odori meno gradevoli, quelli dei panni sporchi e allora è stato come se la magia si fosse spezza… Oh, mamma… credo di avere davvero dei problemi… E adesso mi fa tutto male.
M: In che senso?
F: E’ che da un po’ di giorni sto provando a… a godere, ma non ci riesco e adesso mi fanno male le palle. Mi succede ogni volta che ho un po’ di erezione e non riesco a darmi sfogo. Oggi poi è più doloroso del solito.
M: Oh, tesoro. I tuoi testicoli sono pieni di liquido perché lo producono in continuazione ma poi non esce. Credo che tu abbia proprio bisogno di lasciarti andare.
F: Lo so, mamma, è che non ci riesco. Sono disperato. Aiutami, ti prego.
M: Certo amore mio. Resisti fino a domani.
F: Non ce la faccio più, mamma.
M: Lo capisco, angelo mio, ma non so proprio come aiutarti.
F: Mi vergogno un po’ a dirlo, però, prima… c’è stato un momento speciale, quando ho sentito quell’odore. Se poi non avessi percepito anche quelli cattivi, forse ce l’avrei fatta. Magari se potessi riprovarci… E se tu mi volessi aiutare.
M: Non capisco. Cosa dovrei fare io?
F: Forse potresti farmi sentire di nuovo quell’odore…
M: Ma sei impazzito? Vorresti annusare il mio sesso? Questo è davvero troppo.
F: No, mamma. Pensavo solamente che potrei annusare il tuo slip, quello che indossi, che non è ancora stato a contatto con altre cose. Mi basterebbe questo. Sono certo che potrei farcela questa volta.
M: … No, è una cosa sbagliata. Non è naturale che tu ti ecciti per l’odore del sesso di tua madre.
F: Non per il tuo odoro, ma solo per quello di una donna. Ti supplico mamma, aiutami. Capisco che tu non voglia, ma allora trova un modo per farmi passare questo dolore.
M: … Okay, okay. Ora girati che me lo levo… Ecco tieni.
F: Grazie mamma, ti voglio bene.
M: Anch’io te ne voglio… altrimenti non avrei mai fatto questo.
[Il figlio si porta l’indumento al viso e inizia respirare a fondo]
F: E’ un odoro buonissimo, mamma.
M: E sortisce un qualche effetto?
F: Sì, mamma… mi sto nuovamente eccitando… Ecco, guarda.
M: Ma no, dai, non è il caso. Vai in bagno e fai quello che devi fare.
F: Non mi importa, mamma. Se ci riuscirò è solo merito tuo e allora voglio restare qui. Devi assistere. Se sarò di là da solo, sicuramente non ce la farò. E’ importante quello che hai fatto per me…
M: Ma cosa stai facendo? Ti stai masturbando di fronte a tua madre.
F [quasi piangendo]: Lo so mamma. Se non vuoi guardare, chiudi gli occhi, ma non mi lasciare da solo, te ne prego.
M: Va bene, starò qui vicino a te. Ci mettiamo entrambi sul divano e teniamo gli occhi chiusi.
F: Sì, mamma, ma tu non smettere di parlarmi. Voglio sentire la tua voce.
M: Va bene, figliolo. Però non so cosa dirti. E poi non vorrei che le mie parole potessero distrarti… Mi sembra tutto così folle.
F: Non ci pensare ora. Cerca di essere positiva. Hai gli occhi chiusi?
M: Sì, tesoro, e tu?
F: No, mamma, non voglio. Ho bisogno di vedere.
M: E cosa vuoi vedere?
F: Non te lo voglio dire, perché non saresti d’accordo.
M: Piccolo mio… sono la tua mamma e ti voglio bene. Ti ho persino dato il mio slip per aiutarti. Puoi confidarti con me.
F: Va bene, mamma, ma tu non mi abbandonare. Sto guardando le tue gambe, perché quando ti sei seduta, la gonna ti ha scoperto un po’ le cosce e questo mi ha eccitato un po’ di più.
M: …
F: No, mamma, perché ti sei risistemata la gonna? Non avrei dovuto dirti nulla.
M: Ma sono tua madre. Non devi eccitarti per me.
F: In questo momento ho bisogno anche di questo… Ti supplico… Ancora poco e poi sarà tutto finito.
M: Va bene, tesoro. La sollevo solo un po’. Così va bene?
F: Oh mamma, grazie. Hai delle belle gambe. Alza la gonna ancora un po’.
M: Solo un po’… Sai bene che sotto non nulla.
F: Sì, mamma lo so… sotto c’è la tua figa nuda! E questo mi fa impazzire. Dai, ancora qualche centimetro. Fallo per me. Devo venire assolutamente.
M [ora inizia a piangere anche lei]: Solo un centimetro in più e poi basta, piccolo mio.
F: Sì, ecco, mamma, così mi piace. Ora ti vedo la figa… Se allarghi un po’ le gambe, vengo per te.
M: Tu sei pazzo!
F: No, mamma, che fai? Perché ti sei coperta di nuovo? Ora non ce la farò più. Si sta già ammoscianto.
[Entrambi piangono, mentre lui cerca affannosamente di masturbarsi]
F: Non riesco più, mamma.
M: Tesoro, smettila di fare così. Rischi di farti del male. Non è più duro.
F: No, mamma, voglio venire. Devo venire. Ce l’avevo quasi fatta, questa volta. Mi fa male tutto. Aiutami, ti supplico… Perché ti stai alzando? Dove vai? Non lasciarmi solo…
M: Non ti abbandono, sto venendo da te. Ora stai tranquillo e lascia che la tua mamma si prenda cura di te. Gli darà dei baci così dolci che non potrà sottrarsi al suo dovere ed il mio piccolo amore starà bene. Sono la tua mamma.
M: Ma, Padre, cosa sta facendo? Sta ansimando!
P: Niente figliola… è… solo… un… po’… di asma.
M: Eh no, Padre, lei sta gemendo! Ommioddio, lei si sta masturbando dentro il confessionale!
P: Nessuno è perfetto, figliola. Ego te absolvo…